...Benvenuti cari lettori, conosciuti e sconosciuti, di passaggio o appassionati, a cui auguro qui e ora, di trovare un piccolo granello da aggiungere al proprio mappamondo.

venerdì 15 ottobre 2010

La rabbia primaria: se si trasforma è una spinta evolutiva



All’origine della rabbia c’è un trauma, un’esperienza di grave shock emotivo che provoca al nostro benessere psicologico un danno duraturo. Si sperimenta un trauma quando si è intensamente sopraffatti da una minaccia percepita o da una violenza realmente subita. “Può trattarsi di un singolo, grave episodio di perdita, violazione, o di un’ingiustizia, o di un’atmosfera cronica di paura e abbandono.
Quando nell’infanzia subiamo un trauma, la nostra mente non riesce a farsene una ragione poiché “emotivamente” immatura, ed è il nostro corpo ad assorbirne l’intero impatto. Data l’età, non potevamo fuggire materialmente, perciò il tentativo di fuga è mentale grazie ad un processo psicologico noto come scissione che ci protegge dal ricordare-risperimentare i traumi subiti. Separando le sensazioni del corpo dai pensieri, la “liberazione della rabbia si interrompe e resta imprigionata nel corpo, mentre la mente viene portata altrove in salvo”.
Ma l’individuo,  nelle memorie cellulari, a livello inconscio continua a ricordare l’evento e a celare il dolore nella tasca, per cui cercherà di evitare ogni cosa o persona che minaccia di metterlo in contatto con quell’emozione primaria.
Ma dall'altra parte, l’adulto-bambino, si ritroverà al tempo stesso a desiderare ardentemente quei contatti, che per quanto negativi hanno segnato il suo imprinting, inseguendo in una coazione a ripetere relazioni conflittuali, che coincidono con il suo concetto d’amore. Diviso.
C’è inoltre da dire che la rabbia e la vergogna sono legate l’una all’altra in una complessa, simbiotica lotta e  “competono” l’una con l’altra, per vedere soddisfatte le loro necessità opposte. La rabbia per esempio vorrebbe poter dire la verità, mentre la vergogna cerca la protezione e la sicurezza. La rabbia vorrebbe combattere, imporsi, persistere; la vergogna vorrebbe sprofondare, nascondersi, arrendersi. Sono due energie opposte che si eccitano a vicenda: quando una si attiva, invariabilmente fomenta l’altra.
Molto spesso l’esito dell’opposizione è la proiezione all’esterno di una delle due parti indesiderate e spesso esteriormente, possiamo assumere “travestimenti” inconsci. Questi travestimenti ombra assicurano un falso controllo di gestione della realtà minacciosa, ma ognuno ahimè ha un polo opposto che viene temuto, desiderato, evitato, e in ultime analisi...messo in pratica!
Il dominio è terrorizzato dall’idea di essere dipendenti; la dipendenza evita di assumere il controllo della propria vita; la dedizione rifugge gli atteggiamenti sprezzanti della provocazione; la provocazione ritiene che compiacere il prossimo sia manipolarlo e ne violi la libertà; la depressione teme e rifugge l’irrequietezza e la velocità della distrazione; mentre quest’ultima rifugge la quiete e l’inerzia della depressione. 
E nella società?
Il potente è terrorizzato dall’essere spodestato dai sottoposti; i sottoposti non osano pensare di essere liberi; la santa disprezza la ribelle e la prostituta; la prostituta non riesce a pensare ad un rapporto di scambio reale che non sia commerciale; il sedentario  teme la velocità dell’atleta; lo sportivo agonista rifugge il silenzio e la lentezza del sedentario. Il problema è che con il tempo le maschere possono diventare un falso documento d’identità su un palcoscenico che è nella zona di confine (dei disturbi di personalità). E daremo una presentazione che non coincide affatto con il senso della realtà ma con l’opinione altrui. Che ci alza, ci abbassa, ci stringe, ci allarga, come un vaso di creta indefinito e prostituente.  Ma che non siamo Noi.

Spesso questa tensione individuale è legittimata e nascosta in un contenitore gruppale condiviso di frasi e credenze, che funzionano da alibi e spostano l'emozione latente del proprio conflitto primario (seno buono-seno cattivo) sull’ambiente circostante,con frasi del tipo “l’ingiustizia deve essere punita”; “bisogna difendere la patria/il Re/la giusta causa”; “è una questione di principio”; “non appartiene alla mia razza/fazione/squadra”; “è una questione d’onore”; o con pregiudizi sociali: “a dispetto del sincero bisogno di non esserlo, sono un sessista. Penso che chi ha potere è maschio; e i maschi devono avere la leadership”; “le oche giulive, le regine del focolare e le ragazze carine sono in genere così superficiali”; “considero offensivo l’intero universo omosessuale”.
Questo è uno dei motivi, per cui, soprattutto in questo periodo storico sono importanti nelle dinamiche di gruppo, quelle figure ponte, come i mediatori culturali, i peacemaker, i moderatori, per fare incontrare i poli opposti attraverso un termine mediano: la comunicazione. Proprio come fa il terapeuta fungendo da ponte, e canale tra l’Io esterno e l’inconscio. La rabbia dell'ambiente non è altro che l’ombra di una paura individuale, che una volta portate alla luce e integrate possono far emergere la parte più dinamica della personalità, come la forza, la volontà, la capacità decisionale, la possibilità di partecipare in maniera attiva e creativa alla realizzazione di progetti e scopi collettivi utili.
E non c’è Caino senza Abele e viceversa. Per uscire dai ruoli stereotipati della vittima e del carnefice saranno utili quegli strumenti di “liberazione terapeutica” come workshop ad hoc di comunicazione emotiva, che mediante tecniche psicosomatiche come la bioenergetica o gli psicodrammi per esempio, possono essere un ottimo strumento di catarsi collettiva. Sia per portare alla luce dinamiche di rimozione, spostamento e negazione delle emozioni, sia per dare voce (proprio urlando se serve), a ciò che dentro ha bloccato l’energia vitale.  
La rabbia allora è un’opportunità.
Per vedere dove il proprio talento è stato fermato e ha creato in noi una crisi.
Per recuperare una zona del corpo muta; per parlare e far riparlare la propria paura. Per ritrovare il coraggio, per definire ed esprimere uno shock. Per diventare padroni della propria esistenza, affermare la propria identità. Per ricreare un’armonia con l’altro attraverso una comunicazione emotiva profonda che non passi per contrapposizioni delle parti… ma per il NOI, che insieme possiamo risolvere un conflitto, perché l’insieme è maggiore della somma delle parti.
E questo gruppo coeso è l’inizio della socializzazione vera. 

Che non è fatta di alleanze, omertà, richieste o dictat, aderenza a codici altrui, e promesse di ricompense/punizioni, consulenze, gratificazioni o servizi, ma di un mutuo scambio, basato sulla reciprocità.
Quando la pulsione “aggressiva” raggiunge il suo scopo evolutivo, possiamo dire che il tutto si è svolto nell’ambito della “normalità” dell’uomo che a quel punto impara che la rabbia era semplicemente Energia che voleva essere sentita ed integrata nel Sè.




1 commento:

  1. sono una spiritualista e ho sempre saputo che la rabbia è un modo per chiedere energia agli altri....non riesco ad essere esplicita non ho facilità con la scrittura ....quello che hai scritto sulla rabbia, è per me la spiegazione razionale di quello che io penso nel spirituale.
    Grazie per aver esposto così chiaro questo sentimento così difficile da trascendere.

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